Disobedience

Film

Drammatico

Un'appassionata indagine sulla femminilità e sui pregiudizi che ne condizionano ancora oggi la libera espressione.

diSebastián Lelio

conRachel Weisz, Rachel McAdams, Alessandro Nivola, Allan Corduner, Nicholas Woodeson, Cara Horgan, Mark Stobbart, Sophia Brown, Bernardo Santos, Anton Lesser, Dominic Applewhite

durata: 114 MIN. produzione: U.S.A. (2017)

Recensione di Giancarlo Zappoli

Ronit, figlia del rabbino capo della comunità ebraico ortodossa di Londra, torna da New York, dove vive da lungo tempo, nella capitale britannica per i funerali del genitore. Qui ritrova Dovid, studioso della Torah, ed Esti di cui era amica e scopre che i due ora si sono sposati. Tra Ronit ed Esti c'era stata un'attrazione che un tempo aveva creato turbamento nella comunità e che ora rischia di tornare ad accendersi.

Sebastian Lelio continua la sua appassionata indagine sulla femminilità e sui pregiudizi che ancora ne condizionano la libera espressione.

Dopo il ritratto, al contempo tenero e drammatico, della cinquantenne Gloria e lo sguardo partecipe sulla condizione socio affettiva del trans Marina in Una donna fantastica si avvale ora del romanzo di Naomi Alderman e della collaborazione alla sceneggiatura di Rebecca Lenkiewicz.

Ciò che rende il suo cinema maschile e femminile insieme come intensità di sguardo è la sua straordinaria capacità di scegliere delle protagoniste in grado di sostenere fino in fondo ciò che lo script richiede loro. In questo caso siamo di fronte a Rachel Weisz e a Rachel McAdams (la prima anche coproduttrice) che danno vita a due personaggi analizzati nel profondo. Il che non esclude dalla valutazione positiva il Dovid di Alessandro Nivola. Perché questa di fatto è una storia a tre che richiede da parte dello spettatore una particolare attenzione all'omelia che il padre di Ronit tiene all'inizio del film.

È attorno ad essa che ruoterà una vicenda che viene ambientata nella comunità ebraico-ortodossa londinese ma che ha in realtà una valenza universale. Ritualità e dinamiche proprie dell'ebraismo vengono descritte con accuratezza ma ciò che a Lelio interessa non è l'ennesima denuncia dell'ortodossia di stampo religioso. O, meglio, ci si occupa anche di questo tema ma si guarda oltre.

Esti ha di fatto represso le proprie tendenze per aderire alle richieste del microcosmo in cui era nata. Ronit ha scelto di andarsene ma anche questa scelta è stata di fatto condizionata da ciò che di lei si poteva pensare. In un mondo in cui alcuni tabù sembrano essere stati in gran parte lasciati alle spalle il giudizio moralistico e non morale, che guarda cioè a ciò che appare senza interrogarsi sulle ragioni, non ha smesso di esistere e di condizionare le esistenze e non solo in specifiche situazioni.

I tre protagonisti, riuniti dopo molti anni, lo percepiranno con modalità diverse per ognuno ma comunque cariche di conflitti interiori causati da ciò che si è e da ciò che la società vorrebbe che fossimo pretendendo quell'obbedienza cieca che già qualcuno in passato ci aveva ricordato non essere più una virtù.

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