Locandina Film La stella che non c'è

La stella che non c'è

Film

Drammatico

diGianni Amelio

conCon Sergio Castellitto, Tai Ling

(2006)

Vincenzo Buonavolontà, responsabile per anni della manutenzione di uno stabilimento siderurgico, viene incaricato, alla chiusura dell'impianto, della vendita dell'altoforno a un'azienda cinese. <br/> Nel film di Gianni Amelio ispirato al romanzo "La dismissione" di Ermanno Rea domina l'assenza: la stella che non c'è nella bandiera cinese, la centralina che non potrà mai far funzionare l'altoforno, la lingua che permette di comunicare fra persone di diversa nazionalità. Un'assenza causa e oggetto della profonda solitudine che accompagna fedelmente i due protagonisti in un road movie sentimentale dai toni delicati. Il minimale Sergio Castellitto veste i panni di Vincenzo Buonavolontà, nomen omen, che finisce la sua attività di manutentore nell'altoforno smantellato per essere venduto a una società cinese. <br /> Sapendo di un difetto che ne impedisce il corretto funzionamento, decide di partire alla volta di Shanghai per consegnare il pezzo mancante e il progetto risolutivo, accompagnato dalla traduttrice Liu Hua (promettente esordio della cinese Tai Ling). Ma la meta del viaggio è continuamente spostata perché l'altoforno è stato venduto a terzi e così i due si ritrovano ad attraversare la Cina su mezzi di fortuna per un ideale irraggiungibile. <br/> Mano a mano, fra l'uomo e la donna, nasce un legame che culmina nel momento in cui, nel paese natale di Liu Hua, Vincenzo conosce il figlio della ragazza, abbandonato dal padre. L'uso del "noi" nel finale sembra una promessa rivolta al futuro. Forse la stella che non c'è nella vita dei due. Tenerezza, sconforto, fiducia, onestà, senso morale sono i sentimenti lievi che traspaiono in questa odissea sottotono, dove ai paesaggi sconfinati della Cina, Amelio preferisce i dettagli, la gente, i pullman, i treni, le chiatte. Tornano i temi cari al regista: l'incomunicabilità, la diversità, l'infanzia, la paternità, il viaggio, ma manca una svolta, un'invenzione che catturi l'attenzione, un significato forte che giustifichi il peregrinare. Resta comunque il piacere di vedere un film delicato, dove nulla è urlato, nulla retorico, nulla artificioso. <br/> <br/> di Francesca Felletti