AMLETO DA WILLIAM SHAKESPEARE

(AMLET)

Teatro

Drammatico

collaborazione scrittura scenica MICHELE SANTERAMO costume LUIGI SPEZZACATENE progetto ANTONELLA PAPEO SOSTEGNO PRODUZIONE: FESTTEATRO, PONTEDERATEATRO, <b>PICCOLO OSSERVATORIO UNIVERSALE GARZIA</b>

diMichele Sinisi

conMichele Sinisi

produzione: teatro minimo

COPRODUZIONE FESTIVAL CASTEL DEI MONDI DI ANDRIA SOSTEGNO ALLA PRODUZIONE PICCOLO OSSERVATORIO UNIVERSALE GARZIA Il presente Amleto si trova in una stanza e vive in completa solitudine la sua storia. I fatti, i personaggi sono caduti davanti ai propri occhi e malgrado il suo volere e i suoi desideri deve confrontarsi con questi e prendere delle decisioni. La tragedia sta nel fatto che deve comunque risolvere la sua storia da solo, deve stare lì a parlare con personaggi che, pur portando sulla scena le dinamiche che noi tutti conosciamo del testo, sono però assenti. Amleto ha nella sua testa il fastidio di tutti. Polonio, Re Claudio, Ofelia, Laerte, la madre Gertrude, l’attore della compagnia girovaga, sono tutti assenti sulle sedie che sole gli fanno compagnia. L’unica compagnia reale sarà il fantasma del padre che in quanto tale lo metterà al corrente di ciò che veramente è successo. La storia è quella che tutti conoscono e il testo scespiriano è smontato e reintrodotto sulla scena attraverso un soliloquio che vuole rendere in modo chiaro lo svolgersi della storia sino alla morte. Le sedie vuote sono le uniche testimoni di questa esperienza. Del resto, è possibile aggiungere ancora qualcosa ad un opera che è mito-teatrale? Ho cercato di avvicinarmi a più riprese al suo nucleo drammatico attraverso laboratori ma puntualmente mi confrontavo con l’ossessiva e malinconica qualità della lingua scespiriana. Scoprivo di essermi avvicinato ad un mistero senza riuscire a svelarlo del tutto. È una tragedia che sfugge all’analisi o che accetta tutte le analisi mentre racconta di un uomo che non accetta nulla. Rimane il mistero di un essere umano chiuso nella stanza dei ricordi e delle immagini che più l’assillano e da cui non vede l’ora di liberarsi. L’intensità favolosa delle sue utopie che non riesce a sostenere. Lo studio Il percorso di studio del testo è stato già segnato da un laboratorio tenuto presso l’Istituto Penale Minorile Fornelli di Bari per iniziativa del Teatro Kismet Opera.. È stata un esperienza dura e affascinante nell’obiettivo di far respirare alte parole dentro alte mura. N’è venuta fuori una dimostrazione della durata di 20 min. dove spiccavano la scena del monologo “essere , o non essere…” e la scena dei becchini vista l’ironia e distanza con cui avevamo costruito l’intero percorso di indagine. Poi c’è stata una nuova tappa presso la comunità alloggio Cooperativa Questa Città per malati di mente dove invece si è posta maggiore attenzione alle dinamiche umane che stanno alla base del testo. In questo momento si era scelto di non toccare le parole scespiriane vista la durata del percorso per cui si rischiava di imbrigliare la schiettezza e la naturalità con cui i partecipanti dicevano si muovevano. N’è venuta fuori una dimostrazione di 25 minuti in cui un gruppo di persone indossava dei caratteri che all’interno delle relazioni delineavano una stanza aperta ad altro, un brivido per non piegarsi quotidianamente su se stessa. Quindi ci si è chiusi sempre in una stanza. In entrambi gli studi sino ad ora realizzati, tutto il dramma è stato rappresentato in una stanza. Anche il desiderio di fare questo mestiere, e più tardi di lavorare su questo grande testo, lo si è scoperto in una stanza, in solitudine, e prima di rivelarlo a qualcuno è passato un po’ di tempo.