Locandina Film HOURIA - LA VOCE DELLA LIBERTÀ

HOURIA - LA VOCE DELLA LIBERTÀ

(HOURIA )

Film

Drammatico

Houria, di Mounia Meddour trasmette la gioiosa vitalità e l’incredibile sofferenza della protagonista, grazie anche a una straordinaria Lyna Khoudri e uno sguardo registico di notevole sensibilità.

diMounia Meddour Gens

concon Lyna Khoudri, Rachida Brakni, Nadia Kaci, Amira Hilda Douaouda, Salim Kissari.

durata: 98 Min. produzione: FRA (2022)

Link al sito: https://www.mymovies.it/film/2022/houria/

Houria è una giovane donna in Algeria, un paese che assolve i suoi terroristi e avalla il maschilismo tossico. Ballerina radiosa di giorno, la notte scommette sui combattimenti clandestini di arieti per comprare un'automobile alla sua mamma. Alla vigilia del "Lago dei cigni", è aggredita da uno sconosciuto e si risveglia in ospedale, traumatizzata nello spirito e nel corpo. Non potrà più danzare, non potrà più parlare. Qualcosa si è spezzato in lei e adesso va riparato. Nell'impresa la aiuteranno la madre, la sua migliore amica e una comunità di donne indomite che guerre, attentati e violenze domestiche non hanno piegato. Con loro, Houria troverà un nuovo corpo e un nuovo senso, artistico ed esistenziale.

Mounia Meddour, autrice di Non conosci Papicha, si lancia nel suo secondo film con la stessa energia del suo debutto. Un impeto che confina sovente con la frenesia.

C'è posto per tutto in Houria, per le simmetrie della danza e il cozzare imbizzarrito dei montoni, per il pop (italiano) e per la voce lirica della Callas, per il trauma e la riparazione, per il sole e per la luna. Il cinema di Mounia Meddour corre da tutte le parti con la sua eroina, incosciente del pericolo e al di sopra delle peripezie che accumula la sceneggiatura. Un limite che non impedisce a Houria di andare al cuore del suo soggetto, (ancora una volta) la perdita della libertà. La libertà di danzare e di vivere la vita a proprio modo, in punta di piedi e a filo del mare.

Se l'Algeria di Non conosci Papicha era quella della guerra civile, che ha devastato il Paese negli anni Novanta, quella di Houria non è meno tragica e sospettosa verso una donna al volante e alla guida della sua vita. Il film è attraversato da un'idea di libertà che non si basa su discorsi articolati ma sullo slancio, la vitalità e la spontaneità della sua protagonista. Di nuovo Lyna Khoudri, giovane attrice impetuosa e sempre contro, che segna un punto importante per la diversità nel cinema francese. Stilista ieri (Non conosci Papicha), ballerina oggi, denuncia con la stessa luminosa insolenza l'oppressione del corpo femminile contro l'oscurantismo. Nel ripiegamento rigorista che travolge ampi settori della società civile, Houria è una sorta di coscienza illuminata, Lyna Khoudri il volto della sua generazione.

Come Cédric Klapisch (La vita è una danza), Mounia Meddour evoca la ricostruzione di una ballerina dopo un trauma. La natura del trauma, accidentale nel primo, cagionato nel secondo, detta il ritmo delle due opere e le conduce in direzioni diverse. Tuttavia La vita è una danza e Houria condividono un movimento ritmico dove l'immaginario dell'artista prende il sopravvento sulle considerazioni più accademiche e formali.

 

Le loro protagoniste sono due promesse della danza classica, disciplina verticale della perfezione, a cui aspirare e da cui 'fuggire' per inventare un linguaggio in cui improvvisazione e scrittura coreografica si intrecciano costantemente. La ricostruzione di Élise (La vita è una danza) passa per l'arte di Hofesh Shechter, coreografo israeliano installato a Londra da vent'anni, quella di Houria è esplicitamente improntata al linguaggio di Marie-Claude Pietragalla, étoile dell'Opéra Garnier che ha danzato tutti i grandi ruoli del repertorio classico prima di incontrare Julien Derouault e di sviluppare con lui una nuova grammatica.

Quella che serve a Houria per ricominciare, quella che sfoglia appassionata nel libro di Pietragalla ("Le Théâtre du Corps") per immaginare una danza che ripari il corpo e l'anima di tutte le donne che coltivano il desiderio ardente di sentirsi vive in Algeri. Vive nonostante un radicalismo che in Houria è meno flagrante ma non meno insidioso. L'aspirante stilista che ritagliava abiti da sogno dai hijabs, concepisce adesso uno spettacolo di oralità e movimento, come un'odissea interiore, un viaggio dove la narrazione in filigrana è quella di un dolore intimo e di una memoria collettiva. Sale sul terrazzo e a un livello altro di coscienza, Houria, per condurre verso porti sicuri la sua comunità e un film permeabile alla complessità politica algerina. Su quel terreno minato, la sua gioventù è una promessa di felicità, quella che cantano Albano e Romina assumendo il colore, per loro inconsueto, della resistenza.

Recensione da:

di Marzia Gandolfi